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ToggleIl rischio esplosione incendio: quando il fuoco nasce senza scintilla
Il rischio esplosione incendio rappresenta una delle forme più insidiose di innesco degli incendi, in quanto non richiede una fiamma libera, una scintilla o un arco elettrico per iniziare la combustione. Si verifica quando un materiale raggiunge la propria temperatura di autoaccensione semplicemente per effetto di reazioni chimiche esotermiche interne o per accumulo di calore, in assenza di un raffreddamento adeguato.
Cos’è l’autoaccensione?
L’autoaccensione (o combustione spontanea) è un fenomeno che avviene quando una sostanza, esposta all’aria, si riscalda progressivamente fino a raggiungere una temperatura tale da innescare la combustione spontaneamente, senza apporto diretto di calore esterno.
La temperatura a cui questo fenomeno si manifesta è detta temperatura di autoaccensione e varia da sostanza a sostanza (es. olio vegetale: circa 360 °C; polveri di carbone: anche meno di 150 °C in certe condizioni).
Cause principali del rischio esplosione incendio
- Ossidazione spontanea: materiali come oli vegetali, stracci impregnati di solventi o vernici possono ossidarsi lentamente all’aria, producendo calore che si accumula in assenza di ventilazione.
- Accumulo di calore per decomposizione: sostanze organiche (es. letame, carbone, farine) possono degradarsi liberando calore.
- Riflusso o stoccaggio improprio: grandi cumuli di materiale (es. trucioli di legno, cotone, carbone) possono trattenere calore al centro, creando le condizioni ideali per la combustione spontanea.
- Presenza di materiali combustibili in ambienti con alte temperature ambientali.

Esempi tipici
- Stracci impregnati d’olio lasciati in cumuli in laboratori o officine.
- Cumuli di fieno, carbone o segatura stoccati male in ambienti umidi o poco ventilati.
- Filtri esausti o componenti di impianti industriali contaminati da sostanze oleose o solventi.
- Reazioni chimiche non controllate in processi industriali.
Come prevenire il rischio esplosione incendio
- Ventilazione adeguata nei locali di stoccaggio per disperdere il calore.
- Controllo delle temperature interne di cumuli o contenitori.
- Smaltimento corretto di stracci, filtri o altri rifiuti impregnati di sostanze ossidabili.
- Controlli periodici su materiali stoccati, soprattutto se organici o chimicamente instabili.
- Uso di contenitori ignifughi o inerti per materiali ad alto rischio.
- Formazione del personale per riconoscere segnali premonitori (odore di bruciato, riscaldamento localizzato).
Normative di riferimento
In ambito italiano e europeo, il rischio di autoaccensione è considerato nella valutazione dei rischi ai sensi del D.Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla sicurezza sul lavoro) e in particolare nella prevenzione incendi secondo le indicazioni del Codice di Prevenzione Incendi (D.M. 3 agosto 2015) e norme tecniche specifiche (es. UNI EN ISO 80079-20-1 per materiali esplosivi e infiammabili).
Conclusione
Il rischio di autoaccensione non va sottovalutato: anche in assenza di fiamme, una cattiva gestione di materiali combustibili può portare a incendi improvvisi e potenzialmente devastanti. Una corretta valutazione del rischio, unita a misure di prevenzione e monitoraggio, è fondamentale per garantire la sicurezza in ambienti industriali, agricoli e civili.